Quando i Bersaglieri aprirono una breccia nel cuore di Roma
Tra le brecce più celebri, almeno nel panorama storico italiano, si ritrova quella romana di Porta Pia, allorquando i Bersaglieri il 20 settembre 1870 (ecco spiegate le migliaia di vie e di corsi sparsi per l’Italia che prendono il nome da questa data) sfondarono le mura dell’Urbe, sancendo la fine dello Stato Pontificio, quale entità storica e politica, e annettendo, nel medesimo momento, Roma al resto d’Italia che era stata unita nove anni prima.
Tra i partecipanti alla spedizione, che cambiò le sorti del potere temporale del papato, vi fu anche un giornalista militare che dopo sedici anni avrebbe pubblicato Cuore, un romanzo per ragazzi destinato a fare epoca. Il giornalista, l’avrete già capito, era il ligure Edmondo De Amicis, il quale scrisse articoli sulla breccia di Porta Pia per il quotidiano fiorentino La Nazione.
Una settimana dopo aver sfondato le mura romane, l’esercito italiano prese anche Castel Sant’Angelo. Ecco che allora, in un batter d’occhio, i possedimenti del Papa si ridussero drasticamente, rimanendo confinati al Vaticano.
Come si può immaginare il pontefice Pio IX (al secolo Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro Mastai Ferretti) non fece salti di gioia, anzi. Fondamentalmente si rinchiuse in Vaticano senza accettare la proposta di pacificazione (contenuta nelle Legge delle Guarentigie del 1871) dettata dallo stato italiano che aveva il coltello dalla parte del manico, almeno in quel frangente.
Il papa, che aveva proclamato (usando le ultime parole famose) prima che fosse aperta la breccia, “Non sono profeta né figlio di profeta; ma in realtà vi dico non entrerete a Roma”, si dichiarò prigioniero politico e sconsigliò (nel 1874 con la bolla non expedit) ai cattolici e agli ecclesiasti di partecipare alla vita politica italiana. In pratica disse loro di non votare.
La situazione si sbloccò soltanto nel 1929, quando con i Patti Lateranensi (stipulati neanche a dirlo nel Palazzo di San Giovanni in Laterano) si dispose l’indipendenza tanto dello Stato quanto della Santa Sede (Città del Vaticano), mettendo fine a quella che era stata denominata Questione romana.
Tra le conseguenze degli accordi sopra citati (frutto di numerosi compromessi), oltre alla concessione, da parte del Regno d’Italia, dell’obbligatorietà dell’insegnamento della Religione Cattolica negli istituti scolastici dello Stivale (obbligatorietà che venne meno dopo il Concordato del 1984), portò all’abrogazione della festività nazionale che aveva celebrato, fino a quel momento, lo sfondamento delle mura romane avvenuto sessant’anni prima.